giovedì 26 luglio 2018

Le vibrazioni sonore e una bambina

La piccola Emma, 9 anni, è distesa sul pianoforte. Appoggio e suono una campana tibetana armonica sulla sua pancia. Non le spiego niente prima. Le chiedo solo di stare e ascoltare. Dopo alcuni minuti di suono mi interrompo e le chiedo cosa ha sentito.

È come quando fai saltare un sasso nell'acqua, mi dice. Hai presente quando il sasso salta e da quel punto si allargano i cerchi nell'acqua? La campana è il sasso. Io sono l'acqua. I cerchi sono quello che ho sentito.

sabato 14 luglio 2018

La disintegrazione dei mondi primordiali e la natura ricombinante dello spazio rituale.



Prima asserzione. Ogni spazio denso di significato comporta una storia di nessi
Seconda asserzione. Ogni spazio sacro dischiude in modo acuto e rivelatore un intero mondo scomparso
Terza asserzione. Ogni spazio sacro dischiude non uno, ma una molteplicità di mondi scomparsi, una molteplicità di esistenze di primo grado
Quarta asserzione. Ogni mondo rivelato nello spazio sacro è conosciuto in primo luogo attraverso i segni della sua fine, il modo specifico del suo spostamento o del suo abbandono
Quinta asserzione. Questi segni terminali, atti finali, compiuti in mondi perduti, di esseri soprannaturali ed eroi - gli ultimi rantoli, parole, gesti degli esseri primordiali - divengono i riti commemorativi che segnano lo spazio rituale e ne scandiscono il calendario
Sesta asserzione. La natura composita dello spazio sacro crea una forza di gravità ontologica
Settima sezione. Lo spazio sacro introduce ambivalenza nell'esistenza temporale individuale
Conclusione. [...] Formando mosaici di tempo e spazio che non esistono da nessuna parte al di fuori dello spazio rituale, lo spazio sacro consente una riflessione sui limiti estremi dell'esperienza, essendo composto di immagini provenienti da eventi terminali. Nello spazio rituale si compiono atti che rievocano i suoni, le visioni, le strutture e i gesti che pongono fine alle esistenze passate aprendone di nuove.[...]
Lawrence E. Sullivan, da Interrompere il quitidiano, Jaca Book

giovedì 12 luglio 2018

Riflessioni sul metodo "educativo" premio-punizione



Il metodo premio-punizione porta a risultati immediati ma superficiali rispetto a una richiesta. 
Nel medio lungo termine crea ricadute negative molto importanti. Anche se si pone l'accento sul premio anziché sulla punizione. Ecco alcune conseguenze: 
-      Esso sposta l’attenzione dal problema che si intende affrontare e far comprendere al bambino, all’importanza del premio. 
-      Collega contenuti o eventi che non hanno nessuna relazione tra loro (quale correlazione esiste tra la sofferenza che sto vivendo in una crisi e la bellezza di andare in piscina, per esempio?).
-      Porta a una escalation delle richieste di premio (oggi il gelato, domani il mare, dopodomani …).
-      Dietro a ogni premio è nascosta l’ombra della punizione (se non ricevo il premio atteso, è come aver ricevuto una punizione).
-      Se non riesco a cambiare il mio atteggiamento nel modo atteso, e quindi non ricevo il premio, ottengo una doppia frustrazione: quello della mia fatica a fare la cosa ritenuta giusta e quello di non avere avuto il premio.
-      Trasforma ogni relazione in un mercanteggiamento: do e ricevo.
-  Provoca profonde ferite sul piano del bisogno primario di essere amato. In definita il meccanismo premio punizioni parla sempre dell’amore: hai diritto al mio amore (il premio) solo se ti comporti come voglio io. I bambini invece hanno bisogno di essere sostenuti in modo aperto, amorevole anche e soprattutto quando portano le loro difficoltà. 
-      Trasforma molto precocemente i bambini in abili mercanti, capaci di comportarsi nel modo più efficace per ottenere i premi sperati. In questo modo viene distrutta l’autenticità dell’espressione del proprio sentire e della relazione. 
-     Il metodo premio-punizione è costruito sulla paura e l’allettamento, e genera furbizia. Se il bambino non ha compreso e interiorizzato la regola nella sua funzione e utilità, ma la rispetta solo sotto il controllo dell’adulto che, da giudice, decide se merita un premio, non appena l’adulto non osserva il bambino infrangerà la regola. 

Non utilizzare il metodo premio-punizione richiede un impegno grande sul piano della comprensione e della creatività. Impone ai genitori ogni volta di fare scelte alternative, di rimanere lucidi e di salvaguardare sempre, per prima, la relazione di fiducia, aspetto che diverrà cruciale nel futuro, per esempio durante il passaggio dell’adolescenza.

Non trasformare il ruolo di genitori in quello di “giudici”, come previsto dal metodo premio-punizione, non vuol dire non utilizzare la propria determinazione e la propria autorevolezza e lasciar fare al bambino quello che vuole. Semplicemente, si devono utilizzare altre modalità, più abili e creative. 
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