Nel gruppo del martedì mattina, presso Il Ritorno di Seregno, abbiamo condiviso una ricerca di canzoni "epiche", intese come brani capaci di stimolare la nostra energia, di aumentare il nostro tono psico-fisico, di farci sentire più vivi e presenti.
Ecco di seguito la lista di brani che sono stati scelti...
martedì 23 maggio 2017
La memoria e il canto
Da due anni collaboro con il centro diurno per disabili adulti post-traumatici Il Ritorno di Seregno.
Le persone che gravitano intorno al centro sono diversissime l'una dall'altra, provengono da esperienze di vita multiformi e hanno problematiche e risorse disomogenee.
Realizzo attività di gruppo e incontri individuali.
Un'ospite, a seguito di un incidente stradale, ha subito importanti danni cerebrali che hanno compromesso in particolare la memoria a breve termine. Con la sua educatrice di riferimento avevamo un obiettivo specifico: aiutarla a memorizzare il suo numero di telefono.
L'approccio cognitivo non ha portato grandi risultati. Abbiamo quindi voluto provare in un altro modo. Ho musicato una semplice melodia e iniziato a cantare il numero di telefono su quella melodia. Per inciso, la melodia è nata da una libera improvvisazione tra me e l'ospite. Nasce quindi dal nostro incontro sonoro, non è calata dall'alto ma proviene da una ricerca comune.
Ci sono bastati due incontri per memorizzare perfettamente il numero di telefono cantando!
Oggi, l'ospite inizia a dire il proprio numero di telefono cantando e prosegue con una modalità più parlata.
Il canto attiva parti del nostro cervello diverse da quelle che governano il parlato e l'approccio razionale. Questa opportunità ci è stata utile per superare le difficoltà che bloccavano l'ospite in una frustrante incapacità. Ma oltre a questo, il processo di memorizzazione è mutato da un difficile "lavoro" a un'esperienza piacevole ed emotivamente significativa.
Anche questo è musicoterapia.
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lunedì 22 maggio 2017
Nuovo sito - Musicoterapia e Alzheimer
Dopo quasi dieci anni di lavoro nell'ambito dell'Alzheimer e delle demenze, le riflessioni, gli spunti, gli approfondimenti, le foto sono aumentati così tanto da diventare un corpus importante che merita un suo spazio particolare. Anche perché nel corso dei prossimi mesi saranno molte le opportunità di parlare di Musicoterapia e Alzheimer. Per esempio, sono al lavoro su un manuale importante sulla metodologia nella cura dell'Alzheimer, qualcosa che credo che non sia mai stato fatto prima in Italia in questo modo e sarà bello raccontare il work in progress passo dopo passo.
Allo stesso modo, poiché non lavoro solo nell'ambito dell'Alzheimer ma anche in molti altri, dalla terapia con adulti, all'educazione in varie forme, su Musica e Vita potrò dare più respiro e spazio ad altri interventi su questi temi, per me ugualmente importanti.
Quindi, potrai continuare a seguire i miei approfondimenti su diverse attività con la musicoterapia nell'ambito della cura, del benessere e dell'educazione su questo sito.
Se vorrai invece approfondire il tema della Musicoterapia in ambito Alzheimer e Demenza senile, potrai andare sul nuovo sito Musicoterapia e Alzheimer.
Buona lettura!
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musicoterapia olistica
domenica 19 marzo 2017
giovedì 9 marzo 2017
Educazione musicale, scuola, esperienza del suono
Mi occupo da anni di educazione musicale in nidi, asili e scuola dell'obbligo. Registro ogni volta un vuoto enorme nella comprensione di chi fa la scuola su come avvicinare i bambini al suono e alla musica. Parlo a volte di 'maledizione del flauto' perché la proposta ai bimbi del flauto dolce soprano come strumento principale se non unico è sintomo di un problema più grande: la musica come prestazione tecnico-teorica.
Per capirci, il flauto dolce è uno degli strumenti più complessi e che offrono meno soddisfazione per i bambini, perchè è energeticamente lontano dalla vitalità dei bimbi (il flauto, strumento aria, leggero e sottile che richiede grande controllo per la giusta emissione del fiato; contro l'energia terra e fuoco dei bambini), perchè richiede molto impegno per l'intonazione (anche a causa della qualità dei flauti di plastica in commercio), perchè limita l'utilizzo di buona parte del corpo funzionale (e della voce).
Il flauto è sintomo di una scuola troppo attenta, ancora oggi, all'ordine, all'apprendimento come prestazione, alla teoria prima della pratica.
I bambini devono iniziare il più presto possibile con il fare l'esperienza del suono, veicolata da approcci creativi, liberi e destrutturati, che offrano loro la possibilità di sperimentare la gioia del suono nel movimento, l'energia della vibrazione, la creazione libera e intuitiva. La tecnica viene dopo. È in quegli spazi per altro che i bambini possono sperimentare la capacità di autoregolazione, senza la prevaricazione dell'educazione violenta determinata dai meccanismi di premio-punizione ancora così cari alle insegnanti.
Ed è un dispiacere verificare spesso non solo la rigidità e la chiusura di molti bambini già a partire dai sette anni, da un lato, e la loro difficoltà a comprendere come regolarsi in un gruppo di lavoro non appena vengono meno urla, minacce e ricatti; ma soprattutto i timori di molte insegnanti e le loro aspettative inappropriate, la loro difficoltà a lasciar andare la pressione sul gruppo e sull'ansia da prestazione.
Educare all'arte è prima di tutto educare alla creatività e alla libertà. E richiede una precisa alleanza tra dirigenza scolastica, insegnanti, esperti e genitori.
Quindi ben venga l'apertura all'hukulele, come indicato nell'articolo che allego qui sotto, ma soprattutto ricordiamoci di stimolare la partecipazione e la creatività.
Un esempio... lunedì 20 in occasione della festa del papà, un gruppo di padri parteciperà al laboratorio musicale dei loro bimbi, in un nido con cui ho il piacere di collaborare da qualche anno.
Altro esempio... settimana prossima faremo una gita nel bosco con bambini e genitori per esplorare i suoni della natura e fare musica all'aperto.
E ancora... in un ciclo di incontri per genitori incentrato sul gioco, dedicheremo un incontro al gioco con la musica a cui genitori, educatori e bambini parteciperanno insieme.
E sono diverse le iniziative che personalmente realizzo sul territorio, che altri professionisti sono impegnati a fare. Formazione agli insegnanti e agli educatori, sensibilizzazione con i genitori, incontri pubblici nei luoghi più diversi (biblioteche, librerie, parchi, centri estivi, ...). C'è una grande strada da fare, tanto più che si accompagna alla sordità funzionale che sta investendo sempre di più ragazzi e adulti, abituati al rumore, disabituati all'ascolto; abituati alla musica usa e getta e alla fretta, disabituati alla lentezza; abituati al suonare musica come prestazione e ambizione per diventare star, disabituati al piacere puro del suonare e dello stare insieme.
Liberiamo la musica dall'ombra, e facciamola uscire dalle vecchie scatole educative della nostra mente.
Per capirci, il flauto dolce è uno degli strumenti più complessi e che offrono meno soddisfazione per i bambini, perchè è energeticamente lontano dalla vitalità dei bimbi (il flauto, strumento aria, leggero e sottile che richiede grande controllo per la giusta emissione del fiato; contro l'energia terra e fuoco dei bambini), perchè richiede molto impegno per l'intonazione (anche a causa della qualità dei flauti di plastica in commercio), perchè limita l'utilizzo di buona parte del corpo funzionale (e della voce).
Il flauto è sintomo di una scuola troppo attenta, ancora oggi, all'ordine, all'apprendimento come prestazione, alla teoria prima della pratica.
I bambini devono iniziare il più presto possibile con il fare l'esperienza del suono, veicolata da approcci creativi, liberi e destrutturati, che offrano loro la possibilità di sperimentare la gioia del suono nel movimento, l'energia della vibrazione, la creazione libera e intuitiva. La tecnica viene dopo. È in quegli spazi per altro che i bambini possono sperimentare la capacità di autoregolazione, senza la prevaricazione dell'educazione violenta determinata dai meccanismi di premio-punizione ancora così cari alle insegnanti.
Ed è un dispiacere verificare spesso non solo la rigidità e la chiusura di molti bambini già a partire dai sette anni, da un lato, e la loro difficoltà a comprendere come regolarsi in un gruppo di lavoro non appena vengono meno urla, minacce e ricatti; ma soprattutto i timori di molte insegnanti e le loro aspettative inappropriate, la loro difficoltà a lasciar andare la pressione sul gruppo e sull'ansia da prestazione.
Educare all'arte è prima di tutto educare alla creatività e alla libertà. E richiede una precisa alleanza tra dirigenza scolastica, insegnanti, esperti e genitori.
Quindi ben venga l'apertura all'hukulele, come indicato nell'articolo che allego qui sotto, ma soprattutto ricordiamoci di stimolare la partecipazione e la creatività.
Un esempio... lunedì 20 in occasione della festa del papà, un gruppo di padri parteciperà al laboratorio musicale dei loro bimbi, in un nido con cui ho il piacere di collaborare da qualche anno.
Altro esempio... settimana prossima faremo una gita nel bosco con bambini e genitori per esplorare i suoni della natura e fare musica all'aperto.
E ancora... in un ciclo di incontri per genitori incentrato sul gioco, dedicheremo un incontro al gioco con la musica a cui genitori, educatori e bambini parteciperanno insieme.
E sono diverse le iniziative che personalmente realizzo sul territorio, che altri professionisti sono impegnati a fare. Formazione agli insegnanti e agli educatori, sensibilizzazione con i genitori, incontri pubblici nei luoghi più diversi (biblioteche, librerie, parchi, centri estivi, ...). C'è una grande strada da fare, tanto più che si accompagna alla sordità funzionale che sta investendo sempre di più ragazzi e adulti, abituati al rumore, disabituati all'ascolto; abituati alla musica usa e getta e alla fretta, disabituati alla lentezza; abituati al suonare musica come prestazione e ambizione per diventare star, disabituati al piacere puro del suonare e dello stare insieme.
Liberiamo la musica dall'ombra, e facciamola uscire dalle vecchie scatole educative della nostra mente.
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