Come accennato nel blog in precedenza, nella seconda metà del 2008 ho avuto la possibilità di condurre un ciclo di incontri di introduzione alla musicoterapia presso gli spazi di Scopri Coop in via Arona a Milano.
Gli argomenti hanno toccato alcuni degli ambiti più importanti, a mio avviso, della musicoterapia, ovvero il paesaggio sonoro in cui viviamo, il rapporto con la nostra voce, l’improvvisazione musicale (strumentale e vocale), i suoni armonici e la tecnica di massaggio sonoro con il pianoforte.
Visto la durata relativamente breve di ogni incontro (2 ore per 5 incontri complessivi) il messaggio che mi premeva far passare con più energia è stato l’importanza del nostro rapporto quotidiano con la musica, i suoni, la musicalità e l’improvvisazione.
Di suoni siamo fatti e di suoni viviamo, ma ne abbiamo poca consapevolezza. Il potenziale benefico della musica usata, suonata, ascoltata, espressa con cura è immenso ma pochissimo sviluppato.
Il successo degli incontri, che ha visto la partecipazione attenta, collaborativa, a tratti “combattiva” di 30/40 persone per ogni incontro, è per me la conferma di almeno due aspetti: il primo è che parlare e fare esperienze di musica e del potere benefico del suono è coinvolgente per molte persone ed è estremamente semplice. Proprio in ragione del fatto che ognuno nella propria vita ha avuto esperienze musicali significative, quando racconto della forza evocativa, emozionale della musica, quando si approfondisce il rapporto del suono con le nostre somatizzazioni e le nostre abitudini psico-motorie (magari sperimentando un semplice vocalizzo o un mantra), quando ci si mette in gioco in un’improvvisazione musicale estemporanea, le persone capiscono, partecipano e si lasciano trasportare.
Il secondo aspetto che torna come una conferma è che la musica e l’approccio musicoterapeutico al suono e alle esperienze di vita che cerco di promuovere danno spazio alla soggettività e permettono la condivisione dell’individualità. Ogni persona sente e sperimenta la musica in modo personale, unico. Ogni persona ha un rapporto intimo inalienabile e non neutro con la propria voce e la propria musicalità. Tutti noi ci impegniamo ogni giorno in improvvisazioni musicali inconsapevoli, a volte faticose, molte volte efficaci e che guidano la nostra esistenza. Non voglio apparire troppo esistenzialista, o fare della musica il motore del mondo. Ma come ho cercato di spiegare e di mettere in scena durante i seminari, ogni nostro gesto, ogni nostra caratteristica musicale, può essere rivista in chiave sonora, ritmica armonica melodica, così che le relazioni abituali della nostra quotidianità si trasformano magicamente in rituali musicali, in danze, in improvvisazioni sonore emotivamente significative. Si tratta di un tema che, nella probabile ripresa dei seminari con l’anno nuovo, sarebbe interessante approfondire.
Un’altra opportunità che è scaturita dagli incontri presso Scopri Coop è stata quella di far provare a ben venti persone nell’arco di meno di un mese il massaggio sonoro al pianoforte. Ognuna ha vissuto l’esperienza in modo diverso, chi valorizzando più gli aspetti emotivi, i contenuti mentali e cognitivi, chi quelli più fisici e legati alle sensazioni dirette del corpo. In ogni caso, nessuno dei commenti al termine delle sedute è stato banale, neutro (nel senso di non significativo), inutile. Al contrario, ogni parola detta o comunicazione non verbale trasmessa al termine e durante il massaggio sonoro sono state da me apprezzate e mi sono arrivate, di nuovo, come una conferma vivissima e forte dell’efficacia di questa tecnica.
Al di là dei disturbi o delle aspettative di cura che ognuno nutre verso questa tecnica, il massaggio sonoro è uno dei modi più diretti e coinvolgenti per comprendere appieno cosa sia la musica e come funziona, come percepiamo, come risuoniamo con essa.
Ed è l’opportunità per incontrare e conoscere persone diverse, con il loro mondo, le loro esperienze, la loro immaginazione. Ognuna di esse lascia tracce e produce cambiamento e apprendimento.
Gli argomenti hanno toccato alcuni degli ambiti più importanti, a mio avviso, della musicoterapia, ovvero il paesaggio sonoro in cui viviamo, il rapporto con la nostra voce, l’improvvisazione musicale (strumentale e vocale), i suoni armonici e la tecnica di massaggio sonoro con il pianoforte.
Visto la durata relativamente breve di ogni incontro (2 ore per 5 incontri complessivi) il messaggio che mi premeva far passare con più energia è stato l’importanza del nostro rapporto quotidiano con la musica, i suoni, la musicalità e l’improvvisazione.
Di suoni siamo fatti e di suoni viviamo, ma ne abbiamo poca consapevolezza. Il potenziale benefico della musica usata, suonata, ascoltata, espressa con cura è immenso ma pochissimo sviluppato.
Il successo degli incontri, che ha visto la partecipazione attenta, collaborativa, a tratti “combattiva” di 30/40 persone per ogni incontro, è per me la conferma di almeno due aspetti: il primo è che parlare e fare esperienze di musica e del potere benefico del suono è coinvolgente per molte persone ed è estremamente semplice. Proprio in ragione del fatto che ognuno nella propria vita ha avuto esperienze musicali significative, quando racconto della forza evocativa, emozionale della musica, quando si approfondisce il rapporto del suono con le nostre somatizzazioni e le nostre abitudini psico-motorie (magari sperimentando un semplice vocalizzo o un mantra), quando ci si mette in gioco in un’improvvisazione musicale estemporanea, le persone capiscono, partecipano e si lasciano trasportare.
Il secondo aspetto che torna come una conferma è che la musica e l’approccio musicoterapeutico al suono e alle esperienze di vita che cerco di promuovere danno spazio alla soggettività e permettono la condivisione dell’individualità. Ogni persona sente e sperimenta la musica in modo personale, unico. Ogni persona ha un rapporto intimo inalienabile e non neutro con la propria voce e la propria musicalità. Tutti noi ci impegniamo ogni giorno in improvvisazioni musicali inconsapevoli, a volte faticose, molte volte efficaci e che guidano la nostra esistenza. Non voglio apparire troppo esistenzialista, o fare della musica il motore del mondo. Ma come ho cercato di spiegare e di mettere in scena durante i seminari, ogni nostro gesto, ogni nostra caratteristica musicale, può essere rivista in chiave sonora, ritmica armonica melodica, così che le relazioni abituali della nostra quotidianità si trasformano magicamente in rituali musicali, in danze, in improvvisazioni sonore emotivamente significative. Si tratta di un tema che, nella probabile ripresa dei seminari con l’anno nuovo, sarebbe interessante approfondire.
Un’altra opportunità che è scaturita dagli incontri presso Scopri Coop è stata quella di far provare a ben venti persone nell’arco di meno di un mese il massaggio sonoro al pianoforte. Ognuna ha vissuto l’esperienza in modo diverso, chi valorizzando più gli aspetti emotivi, i contenuti mentali e cognitivi, chi quelli più fisici e legati alle sensazioni dirette del corpo. In ogni caso, nessuno dei commenti al termine delle sedute è stato banale, neutro (nel senso di non significativo), inutile. Al contrario, ogni parola detta o comunicazione non verbale trasmessa al termine e durante il massaggio sonoro sono state da me apprezzate e mi sono arrivate, di nuovo, come una conferma vivissima e forte dell’efficacia di questa tecnica.
Al di là dei disturbi o delle aspettative di cura che ognuno nutre verso questa tecnica, il massaggio sonoro è uno dei modi più diretti e coinvolgenti per comprendere appieno cosa sia la musica e come funziona, come percepiamo, come risuoniamo con essa.
Ed è l’opportunità per incontrare e conoscere persone diverse, con il loro mondo, le loro esperienze, la loro immaginazione. Ognuna di esse lascia tracce e produce cambiamento e apprendimento.
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